Battaglia per la Terra

Titolo originale: Battlefield earth
Regia: Roger Christian
Cast: Christopher S. Aud, Shaun Austin-Olsen, Michael Byrne, Kim Coates, Sabine Karsenti, Sylvain Landry, Barry Pepper, Christian Tessier, John Travolta, Richard Tyson, Forest Whitaker
Sceneggiatura: L. Ron Hubbard, Corey Mandell
Produzione: USA
Anno: 2000
Durata: 117 minuti

TRAMA

Anno 3000. Da mille anni, gli Psychlo, una crudele razza aliena, regnano sulla Terra. Hanno infatti sconfitto e soggiogato gli umani, trasformandoli in schiavi - per estrarre le risorse naturali del pianeta - e portandoli a un passo dall’estinzione. Ma Jonnie, divenuto la marionetta per i loschi traffici dell’alieno Terl, riesce a ribellarsi e guidare una coraggiosa rivolta contro gli Psychlo.

RECENSIONE

C’era una volta L. Ron Hubbard. Non il santone, Non il paranoico che si spara pippe (mentali) dalla dubbia utilità, non il Gesù Cristo di Scientology. L. Ron Hubbard, si diceva, lo scrittore. Perché Battaglia per la Terra è, di fatto, l’opera per cui bisogna ricordarlo. Tre volumi, oltre milleduecento pagine, una camaleontica e impressionante rilettura di un certo modo di intendere la fantascienza, affresco straordinario e immortale della letteratura.
Adesso c’è Roger Christian. Che di straordinario ha solo la fortuna di potersi definire regista, e immortale, beh, forse la pazienza che dovrebbero avere gli spettatori per restare seduti e guardare fino in fondo il suo film. Certo, per fortuna Christian non è artefice di sospette morali da propinare alla gente, ma non ha nemmeno le doti necessarie per prendere in mano la cinepresa e girare. Perché sì, Battaglia per la Terra, il film, non ha un briciolo del respiro dell’opera originaria (della quale sfrutta solamente la trama principale, tra l’altro, lasciando lo stralunato macrocosmo che la circonda forse per eventuali sequel, per fortuna mai prodotti o addirittura mai pensati), né un minimo di talento per permettersi di trasformare le lettere in immagini.
Privo di tensione dal primo all’ultimo minuto, mutilato di passione, sentimento, epicità e qualsivoglia termine che avrebbe potuto andare a braccetto con le intenzioni originarie dell’opera, il film si rivela presto per quel che è: un fantoccio falso, un pezzo di plastica che strizza l’occhio alle megaproduzioni milionari (finanzia John Travolta, tra gli altri) e un altro al pubblico mangialeccornie e meno esigente. Ma fallisce miseramente in entrambi i casi.
Da un lato il ricco budget è stato speso a fin di bene per comparto effettistico (notevole) e trucco (buono), ma il casting dimostra subito di essere un fuoco di paglia. Il sempre straordinario Forest Withaker qui affonda per colpa di una recitazione approssimativa e poco convinta, perso più che altro in risate malefiche e ridondanti che a lungo andare stancano e infastidiscono. Berry Pepper, pur con un volto perfetto per la parte, si ritrova vittima di un peso troppo grande da affrontare, portando nell’eroe che interpreta un’insicurezza di fondo che stona e lascia perplessi. La scampa un John Travolta di routine, che, sotto una coltre di trucco e di capelli alieni, riesce ancora a trarre in salvo il proprio personaggio grazie a uno sguardo meschino e una caratterizzazione indovinata. Ma assolutamente da dimenticare il resto della truppa, ora scimmiesca e selvaggia, ora filodrammatica e strappalacrime, ma mai costante, e priva ogni volta del giusto pathos emotivo.
Dall’altro lato, pure il cast tecnico ha bisogno di un paio di ripassate a suon di man rovesci. Perché sono davvero pochi i passi sufficienti (una visione singolare del rapporto alieno-umano, rappresentata comunque in maniera assai inferiore che nel romanzo) di una sceneggiatura scialba e inconsistente, che incolla fra loro sequenze e capitoli in maniera fredda e brusca, tralasciando spiegazioni (non che servano, certo, che la pochezza della trasposizione la si capisce lo stesso, ma non avrebbero affatto guastato) e fregandosene di un minimo criterio di continuità. Per non parlare dei dialoghi, di una scontatezza micidiale, che hanno giusto qualche guizzo quando passano per la bocca di Travolta, ma che per il resto sguazzano in un oceano di mancanza di buona volontà.
Tocca pure menzionare Roger Christian, vera pietra dello scandalo della pellicola. Regista inefficace e inconcludente, che ha fatto del rallenty la sua dottrina, e che a un po’ di spessore e di sostanza preferisce far correre il Pepper salvatore dei popoli in slow motion e fargli dondolare i lunghi capelli per tre quarti del film. Per carità, sarà un bel ragazzo, ma non salva di certo il mondo con la sua criniera, sia chiaro.
C’è poco da fare, Battaglia per la Terra esce sconfitto su qualsiasi fronte, in qualunque maniera lo si voglia guardare. Perché, al di là di quanto già sviscerato sopra, al film manca un elemento fondamentale: il divertimento. E se non c’è questo, non vale neanche la pena di consumare le pile del telecomando per accendere la tv. Meglio guardare lo schermo nero e far volare l’immaginazione. Si risparmia e si è più contenti.
Voto: 4
(Simone Corà)