Titolo originale: Neco Z
Alenky
Regia: Jan Svankmajer
Cast: Kristyna Kohoutova
Soggetto e sceneggiatura: Jan Svankmajer
Fotografia: Svatopluk Maly
Animazione: Bedrich Glaser
Suono: Ivo Spalj, Robert Jansa
Montaggio: Michael Doherty
Scenografia e costumi: Eva Svankmajerova, Jiri Blaha
Produzione: Cecoslovacchia/Svizzera/UK/Germania dellOvest
Anno: 1987
Durata: 93 minuti
Allinterno della propria cameretta, la piccola Alice assiste attonita alla macabra
resurrezione di un coniglio impagliato. Quando lanimale fugge attraverso il cassetto
di una scrivania, la bambina decide di seguirlo scoprendo così un mondo folle, un tetro
universo dove gli oggetti apparentemente più familiari si animano minacciosamente ed i
cadaveri scheletriti di piccoli animali regnano indisturbati.
Bevendo inchiostro la stessa Alice si trasformerà in una bambolina, costantemente
minacciata da assurdi personaggi dincubo, finché non giungerà nel
giardino-lavatoio della Regina di Cuori dove sarà processata e condannata alla
decapitazione. Risvegliatasi allimprovviso, lavventurosa protagonista capirà
che si è trattato solo di un sogno. Forse.
Ho avuto la fortuna di assistere allanteprima Alice al Fantafestival di
Roma del 1988. Da allora non sono più riuscito a trovare un film altrettanto surreale e
disturbante. Si tratta del primo lungometraggio di Jan Svankmajer, vera icona del cinema
di animazione a passo uno, quella di Nightmare Before Christmas
tanto per intenderci. Non è un caso che proprio Tim Burton consideri il regista ceco come
il proprio padre spirituale.
Svankmajer, quindi, trasforma la favola di Alice nel Paese delle Meraviglie, la rende cupa
ed inquietante, dando perversamente vita ad animali mummificati, trasformando un calzino
in un minaccioso bruco dentato, offrendo sadicamente alla propria eroina, (la piccola
Kristyna Kohoutova - unica attrice in carne ed ossa) una marmellata di puntine da disegno.
In dispensa le uova partoriscono piccoli teschi zannuti mentre le scatolette di carne, una
volta aperte, vomiteranno lingue e scarafaggi. Il lavatoio dellUltimo piano
diventerà il regno di una tiranna crudele mentre il cappellaio matto ed il leprotto
marzolino ripeteranno ossessivamente lassurdo rito del tè.
I materiali utilizzati sono poveri, lambientazione è quella di uno squallido
condominio popolare, ma il tutto è sapientemente rimaneggiato da una regia così
visionaria da superare ampiamente qualsiasi effetto speciale hollywodiano.
Grazie a questo film (o per colpa sua) regredirete a quello stato dellinfanzia dove
tutto è possibile, meraviglioso, ma dove, altresì, limmaginazione può degenerare
facilmente in una morbosa allucinazione, in fantasie di morte che si fanno carne, anzi
ossa.
La fotografia è artigianale ma nitida, mentre la colonna sonora, a parte un elementare
ritornello al pianoforte sui titoli di testa e di coda, è del tutto assente;
ciononostante il suono è estremamente curato, fatto di scampanellii in lontananza,
sibili, improvvisi frastuoni ed, ovviamente, dalla voce di Alice, Io narrante delle
proprie stesse vicende.
Insomma un vero e proprio capolavoro, un trionfo dellimmagine impossibile da
descrivere efficacemente se non associandolo alle grandi opere darte di Magritte, di
Munch e di Francis Bacon.
Voto: 9
(Raffaele Siano)