I guardiani della notte

Titolo originale: Nightwatch (Nochnoi Dozor)
Regia: Timur Bekmambetov
Cast: Konstantin Khabensky, Vladimir Menshov, Maria Poroshina, Galina Tyunina, Victor Verzhbitsky, Dima Martynov
Sceneggiatura: Sergei Lukyanenko, Timur Bekmambetov
Sceneggiatura adattata in inglese: Timur Bekmambetov, Laeta Kalogridis
Produttori: Anatoly Maximov, Konstantin Ernst
Musiche: Yuri Poteyenko
Produzione: Russia
Anno: 2005
Durata: 110 minuti

TRAMA

Per secoli e secoli, il patto di non belligeranza tra le forze della luce e quelle delle tenebre è stato rispettato da entrambe le parti. Questo è stato reso possibile dall’alleanza attraverso la quale i Guardiani della notte (gli estimatori del bene) e quelli del giorno (gli adoratori del male) hanno vigilato l’un sull’altro. Ma l’equilibrio è destinato presto a infrangersi, perché l’eletto è prossimo all’arrivo, e la sua scelta - che lo porterà a schierarsi con il bene o il male - sancirà l’inizio (o forse la fine) dell’eterna battaglia tra le millenari fazioni.

RECENSIONE

Osannato, incensato e portato in trionfo come il gioiello salvatore del cinema fracassone russo, nonché come risposta europea al kolossal jacksoniano Il signore degli anelli, I guardiani della notte dichiara che, a conti fatti, anche l’est Europa non ha niente da invidiare alla Hollywood più estremista e fantastica, se non il cachet destinato alla troupe e al cast.
Tratto dall’omonimo romanzo di successo dello Stephen King europeo (all’anagrafe Sergei Lukyaenko), I guardiani della notte è il primo capitolo di una già annunciata trilogia letteraria-cinematografica, oggi tanto di moda. Come tale, è quindi lecito aspettarsi un’inarrestabile alluvione di personaggi, trame, sottotrame e quant’altro che nel qui presente lungometraggio altro non sono che mere comparse e semplici accenni, che verranno sviluppati e completati in futuro con i due film restanti. Stupisce perciò la capacità di sintesi dell’accoppiata Lukyenko-Bekmambetov nel riadattare il romanzo al servizio di una meno voluminosa sceneggiatura, certo, complessa e criptica, ma capace di dare il giusto spazio alla nube di informazioni che potrebbero confondere lo spettatore. Ogni personaggio, è giusto dirlo, per quanto sia poco sviluppato e privo del giusto carisma attraverso il quale potersi affezionare, recita dialoghi asciutti e precisi, nessuna sbavatura, e nelle sue mani compie azioni in maniera esemplare, quasi stesse danzando. Tutto è costruito fin nel minimo dettaglio, la ricerca dei particolari è impressionante, e questo dimostra come I guardiani della notte sia un film studiato al millimetro, addirittura fin troppo perfetto.
Resta da dire che però lo script, compresso com’è in soli 110 minuti, sembra stia per scoppiare da un momento all’altro da tanta è la carne messa sul fuoco.
È ovvio quindi che una sola visione non dà giustizia alla complessità di trama (tutt’altro che rivoluzionaria, ma che gioca intelligentemente le carte vecchie e logore che ha in mano), e non sono pochi i punti che rimangono oscuri, alcuni dissipati a un secondo e più attento esame, altri volutamente lasciati in sospeso e privi di spiegazioni.
Questo gioco ha un fascino che, bisogna ammetterlo, è capace di stregare, ma allo stesso tempo seguire il corpo centrale non risulta poi questo tour de force come ci si potrebbe aspettare, e anche se alcune sezioni sfuggono e lasciano interrogativi piuttosto fastidiosi, la comprensione generale non ne rimane intralciata.
Il bonario quanto impronunciabile Bekmambetov dà prova di un talento visivo esagerato ma sbalorditivo. Semplicità e linearità sono termini sconosciuti nel suo vocabolario, sostituiti con prontezza da tecnica e virtuosismo ai limiti dell’incredibile. Grazie a un impiego comunque piuttosto misurato della computer grafica, il regista regala evoluzioni della macchina da presa che sono gioia per gli occhi, confeziona trucchi e trovate da capogiro (il racconto della profezia, la zona del crepuscolo, i flashback), ma anche - sulla scia dell’entusiasmo, o di una più probabile voglia di strafare e di stupire - soluzioni fine a se stesse, che poco o a nulla servono al contesto generale. Bekmambetov, inoltre, a tratti sembra diventare quasi più importante della trama stessa, è vero, ma è impossibile non rimanere meravigliati da tanta vanità registica - che puzza di videoclip artificiale lontano un chilometro, ma lasciatemelo dire: chissenefrega.
In una Mosca odierna, gotica e tamarra all’ennesima potenza (pregevole la fotografia di Sergei Trofimov), si muove un cast che è sicuramente il punto debole dell’opera russa. Così tanti attori necessitavano di un minutaggio più generoso per essere pienamente apprezzati. In questa maniera, purtroppo, la loro prova potrà essere onestamente giudicata soltanto a visone terminata dell’intera trilogia, perché ora risultano fin troppo finti e poco espressivi, quasi eccessivamente impegnati a rispettare il compitino loro assegnatoli senza aggiungerci il giusto sentimento.
Al di là dell’etichetta fantasy post tolkeniana che gli è stata affibbiata, I guardiani della notte rimane comunque un film horror tout court: tutto lo conduce a questo genere, dalla trama alle musiche, passando per atmosfere lugubri e scene gore sulle quali il sangue viene gettato a badilate in faccia allo spettatore - per la gioia di noi sadici maniaci, mai troppi contenti di una certa patinatura che avvolge simili film.
Acclamato ben più del dovuto in patria, e pubblicizzato in maniera anche scandalosa, bisogna però essere fermi, non lasciarsi trasportare da qualche entusiasmo horrorofilo (che in questi ultimi anni va e viene), e dire che I guardiani della notte è tutt’altro che un capolavoro. La pecca principale sta proprio in una trama riciclata da Matrix e, sì, ora bisogna dirlo, dal fantasy più approssimativo - il solito e inevitabile scontro tra bene e male - che si dimentica troppo spesso di termini ormai essenziali, quali originalità e inventiva, caratteristiche che non possono risiedere tutte solo dietro la macchina da presa.
Fiduciosi quindi di un sequel capace di spazzar via la magniloquenza visiva del qui presente capostipite, in favore anche di un miglioramento prettamente narrativo (concedendo qualche minuto in più alla pellicola, al fine di poter anche respirare tra un passaggio convulso e un altro iper veloce), aspettiamo intanto l’arrivo nelle librerie italiane del secondo capitolo letterario, che porterà lo stesso titolo del film: I guardiani del giorno.
Voto: 7
(Simone Corà)