Regia: Ruggero Deodato
Cast: Luca Barbareschi, Salvatore Basile, Francesca Ciardi, Ricardo
Fuentes, Robert Kerman, Lionello Pio Di Savoia, Paolo Paoloni, Perry Pirkanen, Luigina
Rocchi, Gabriel Yorke
Sceneggiatura: Gianfranco Clerici
Musica: Riz Ortolani
Produzione: Italia
Anno: 1979
Durata: 95 minuti
Alla fine degli anni 70, un gruppo di giovani reporter americani si reca in
Amazzonia per documentare la vita di una tribù che pratica il cannibalismo. Tuttavia, in
breve, non si hanno più notizie dei ragazzi.
Un antropologo, il prof. Munro (Robert Kerman, attore porno), viene incaricato di recarsi
in Amazzonia alla ricerca di informazioni su di loro, aiutato da militari americani che si
trovano sul posto per controllare la popolazione.
Lantropologo e i suoi aiutanti si inoltrano nella foresta ed entrano in contatto con
diverse tribù indigene, che si rivelano inspiegabilmente terrorizzate dalluomo
bianco. Presso la tribù dei cannibali, il prof. Munro trova gli scheletri dei ragazzi e i
filmati da loro girati fino a prima di morire.
Allora lantropologo lascia lAmazzonia portando con sé quei filmati, con
lintenzione di montarli e realizzare uno special televisivo sui ragazzi uccisi.
Solo guardando i filmati, il prof. Munro scoprirà lagghiacciante verità sulla
morte dei reporter.
Cannibal Holocaust è lemblema del filone cannibal movie, che nasce in
Italia, negli anni 70, con il preciso intento di trasferire il terrore dalle
atmosfere dark a quelle di affascinanti e misteriosi paesaggi esotici.
Tuttavia, il film non riuscì, sul piano degli incassi, a beneficiare della forte
attrattiva che il filone cannibal movie aveva in quegli anni, a causa di una forte
opposizione moralistica e dei guai giudiziari che significarono il sequestro della
pellicola e numerosissime censure.
Il film è costruito a scatola cinese: le vicende dellantropologo alla ricerca dei
documentaristi fanno da cornice alla proiezione dei filmati girati dai ragazzi. Nel suo
viaggio nella foresta, il prof. Munro ha modo di entrare in contatto con le stesse tribù
amazzoniche che avevano incontrato i reporter. Deodato ci mostra un antropologo che cerca
di avvicinare le popolazioni indigene in modo pacifico, senza luso di armi o
violenza.
Gli indigeni sono sì dediti a rituali feroci (il prof. Munro stesso assiste alla feroce
esecuzione di un adultera), ma non si dimostrano aggressivi verso luomo civilizzato,
se non quando si sentono minacciati.
Allo stesso tempo, però, i corpi massacrati dei reporter gettano sugli indigeni un forte
alone di ferocia.
E' con questa sensazione di contrasto emotivo che il regista porta lo spettatore - e il
prof. Munro - alla visione dei filmati.
Proprio questi filmati, nucleo del film, costituiscono la parte più coinvolgente e
sconvolgente: ne emerge allinizio lincolmabile arretratezza e differenza
culturale delle popolazioni amazzoniche, dedite a rituali feroci e a pratiche ai limiti
della moralità. Poi però i filmati lasciano spazio ad altra violenza, gratuita e per
questo ancor più difficile da digerire. Un calcio in bocca, unescalation di ferocia
ai limiti dellimmaginabile verso esseri umani e animali.
Ancora una scatola cinese: la foresta Amazzonica, pericolosa e selvaggia, che ospita nel
suo cuore le tribù di cannibali, nelle quali si introducono gli uomini
civilizzati, i documentaristi. Sono tre elementi in costante attrito, nella
lotta tra luomo e la natura e in quella tra uomo e uomo. Ognuno di questi elementi
è pronto a prendere il sopravvento sugli altri, a cibarsene, o a esserne sopraffatto,
talvolta per volontà di dominio, talvolta per difesa.
Chi sono i veri cannibali? è la battuta finale, che riassume in pieno il
senso che Deodato vuole dare a questo film.
La visione senza dubbio è scioccante, soprattutto per lo straordinario senso di realismo
che Deodato ha voluto dare al film: i filmati dei documentaristi sembrano originali,
grazie alle riprese realizzate con la macchina a mano e montate in modo approssimativo; le
scene sono state girate quasi tutte una volta sola, ai limiti dellimprovvisazione,
anche a causa delle estreme condizioni offerte da un Rio delle Amazzoni infestato di
piranha; il sangue sembra davvero sangue, come anche le ferite e le scene di violenza -
soprattutto se si vuole puntualizzare sul fatto che gli animali massacrati erano veri,
senza controfigure.
Lintenzione del regista era proprio quella di far credere che i filmati dei
documentaristi fossero originali e che la storia fosse vera.
Difatti aveva vincolato contrattualmente i quattro attori reporter (tra cui un Luca
Barbareschi giovanissimo e con lo sguardo da pazzo) a sparire per un anno dopo la fine
delle riprese, in modo che un alone di mistero si diffondesse sulla vera sorte dei
protagonisti.
Lintenzione del regista andò a segno, visto che al lancio a Milano molti
ipotizzarono che il film fosse un vero documentario.
La pellicola fu sequestrata e Deodato fu costretto a far comparire in tribunale i quattro
attori per dimostrare che fossero vivi. Il film è poi tornato a girare in Italia - seppur
con il divieto di essere trasmesso dalle televisioni - ma rimane ancora censurato in 23
paesi del mondo.
Concludo ricordando che Cannibal Holocaust è considerato il precursore di The Blair Witch
Project. Senza dubbio il legame tra i due lavori è obbligato per quanto riguarda
lidea di spacciare i filmati per veri. Ma per il resto qualsiasi paragone è fuori
luogo. Qui non cè nulla di soprannaturale: il terrore è lasciato alla ferocia
delluomo.
Questo non è un film di cui si può dire mi è piaciuto oppure non mi
è piaciuto, perché non è quella del piacere la chiave di lettura. È
talmente estremo che lapprezzamento gioca sul livello della sopportazione fisica, ed
è proprio attraverso il forte malessere causato dalla durezza delle immagini che si può
comprendere la profondità del messaggio che il film vuole esprimere.
A ogni modo resta dentro, una volta visto non lo si dimentica più, nel bene o nel male.
E un film unico, incredibilmente unico.
Voto: 9
(Valchiria Pagani)