La spina del diavolo

Titolo originale: El espinazo del diablo
Regia: Guillermo Del Toro
Cast: Eduardo Noriega, Marisa Paredes, Federico Luppi, Fernando Tielve, Íñigo Garcés, Irene Visedo
Soggetto e sceneggiatura: Guillermo Del Toro, Antonio Trashorras, David Munoz
Fotografia: Guillermo Navarro
Montaggio: Luis De La Madrid
Scenografia: Cesar Macarron
Costumi: Jose Vico
Produzione: Spagna
Anno: 2001
Durata: 106 minuti

TRAMA

Alla fine della guerra civile spagnola, Carlos, figlio di un combattente repubblicano, viene lasciato al suo destino in un orfanotrofio isolato nel mezzo del deserto. Il bambino viene subito accolto dagli altri ragazzi con una sfida notturna che lo porterà a scoprire strani segreti, dall'incontro con il fantasma di un altro bambino alla crudeltà degli uomini in carne e ossa.

RECENSIONE

Una guerra civile che sconvolge un Paese, il mondo ad un passo dal baratro della II Guerra Mondiale e le misteriose apparizioni del "sospiroso", il fantasma di un bambino morto in circostanze misteriose anni prima. Questo e altro è "La spina del diavolo". Il terzo film di Guillermo Del Toro, realizzato prima dei più famosi "Hellboy" e "Blade II", arriva in Italia con ben cinque anni di ritardo.
Bisogna dire comunque che la pellicola, prodotta dai fratelli Almodovar, non rappresenta certo un caso unico nel panorama del cinema horror/sezione fantasmi, ma ha dalla sua parte numerosi elementi positivi che la rendono molto godibile.
Prima di tutto ci troviamo di fronte un'ambientazione ed un contesto del tutto singolari, un vecchio orfanotrofio infestato da una presenza durante la guerra civile spagnola del '36 ha un innegabile fascino, che regalerà più di un brivido allo spettatore durante il corso del film, poi, per la benevolenza degli dei, non siamo costretti a sorbirci fantasmi che escono dai cellulari, dalle docce o dalle tubature di scarico che siano.
Ottima è la ricostruzione dell'epoca, compresi alcuni accenni (critici) alla follia guerrafondaia, che talvolta tornano alla luce nella coscienza di alcuni personaggi e nella figura della bomba conficcata nella terra, presenza costante nella storia e forse anche più inquietante del fantasma stesso.
Un altro punto che stupisce è la recitazione dei bambini protagonisti e di Federico Luppi e Marisa Paredes, rispettivamente direttore e insegnante dell'istituto. E' raro infatti trovare un cast completo assolutamente credibile, che recita con la massima serietà e passione. Siamo lontani, e qui gli dei devono averci voluto molto bene, dalle faccine bianche dei recenti bambini fantasma e/o diretti discendenti di Satana.
Del Toro, oltre ad aver fatto un grande lavoro con gli attori, si è impegnato molto nel costruire atmosfere inquietanti. Le apparizioni del fantasma destano infatti inquietudine e riescono a spaventare senza l'uso di trucchi semplici come il classico salto sulla sedia, ma il pregio maggiore è quello di mantenere sveglia l'attenzione dello spettatore nei momenti topici, con la suspense tenuta alta da un sapiente dosaggio di rumori e ombre. Bastano infatti pochi passi uditi in lontananza per rendere ancora più spettrali i bui corridoi dell'edificio.
Il lavoro è poi coadiuvato da una splendida fotografia che alterna toni scuri e toni molto accesi, riuscendo a creare contrasti bellissimi tra interni ed esterni.
Un aiuto fondamentale arriva anche dagli effetti speciali e dal trucco digitale usato per creare alcuni particolari interessanti del fantasma, come ad esempio il sangue che continuamente esce dalla ferita sulla testa del bambino, quasi a sottolineare l'orrore della sua morte atroce.
Ma tra molti punti positivi esiste forse anche qualche aspetto negativo, in primis una storia non originale sotto tutti i punti di vista, infatti non è il primo film a trattare orribili segreti nascosti e fantasmi in cerca di vendetta, ma l'importante è il modo in cui si mette in scena un canovaccio, e quello trovato da Del Toro è senza dubbio buono.
Inoltre il film ha un finale soddisfacente che, anche senza troppe sorprese, vira verso "Shining" ed evita argutamente "Mamma ho perso l'aereo".
Ecco, dunque, "El espinazo del diablo", che rappresenta un cinema onesto, sano, segno di come anche oggi, in Europa, si possano fare film horror di ottima fattura. Ma rimane il mistero del perché solo in Italia non lo abbiano ancora capito.
Voto: 7,5
(Matt Scarfò)