Alone in the dark

Regia: Uwe Boll
Cast: Mark Acheson, Craig Bruhnanski, Stephen Dorff, Karin Konoval, Tara Reid, Will Sanderson, Darren Shahlavi, Christian Slater, Frank C. Turner, Mathew Walzer
Sceneggiatura: Elan Mastai, Michael Roesch, Peter Scheerer
Musiche: Bernd Wendlandt
Produzione: USA/Canada
Anno: 2005
Durata: 95 minuti

TRAMA

Un esperto di fenomeni paranormali sta studiando la misteriosa civiltà degli Abkani; dopo alcuni ritrovamenti e strane morti capirà che forse qualcosa non va proprio per il verso giusto e cercherà la verità in compagnia della sua bella amica biondina.

RECENSIONE

Premessa: un film del genere non meriterebbe di essere visto e tantomeno di essere recensito, ma finchè non vedrò registi del calibro di Uwe Boll vendere i fazzoletti al semaforo continuerò a esprimere il mio profondo sdegno per lavori del genere.
Questo film è un guazzabuglio di scene, stili e generi estremamente diversi tra loro, ma accomunati dalla stessa mediocrità, dalla stessa grande e disturbante confusione che caratterizza la modestissima sceneggiatura. Si parte subito con la breve narrazione da parte della voce fuoricampo della misteriosissima e avanzatissima civiltà degli Abkani (bel nome!): dopo più o meno 5 minuti di idiozie buttate lì su questa fantomatica estinta civiltà c’è un breve flashback su dei bambini rapiti per misteriosissimi esperimenti e poi quel gran cialtrone di Uwe comincia a dare sfogo alla sua creatività: inseguimenti al mercato ortofrutticolo, scazzottate, sparatorie, mosse di kung fu e battute del tipo: “Bisogna aver paura del buio se si vuole continuare a vivere” o “La paura può proteggerti dal tuo scetticismo: ho compreso questa dura realtà quand’ero piccolo.”
Da qui in poi inizia il vero supplizio per lo spettatore: dialoghi orrendi, sceneggiatura scritta forse sotto effetto di acidi, mostri giganti fatti al computer buttati lì sulla scena per fare un po’ di effetto, continui interventi fuori campo del protagonista (the punisher dei poveri) per cercare di colmare qualche lacuna della trama e all’apice del trash la scena di sesso tra il protagonista e Tara Reid (la biondina di American Pie) con il sottofondo di “Seven Seconds” di Youssn’ Dour. A questo punto Uwe, forse passato l’effetto degli stupefacenti, dev’essersi detto: “Cavolo ma io sono un regista horror, devo metterci qualche altro mostro nel film e qualche fesseria misteriosa!”. E infatti a mezz’ora dalla fine la super squadra per i fenomeni paranormali entra in azione per distruggere tutti gli pseudo zombi infettati da una specie di millepiedi che si radica sulla colonna vertebrale e infine una mega sparatoria di venti minuti per uccidere tutti i mostri computerizzati.
Non vi preoccupate, Uwe è un tradizionalista, il lieto fine struggente non mancherà.
Voto: 2
(Carlo Bonechi)