Non aprite quella porta 2

Titolo originale: The Texas chainsaw massacre 2
Regia: Tobe Hooper
Cast: Dennis Hopper, Caroline Williams, Jim Siedow, Bill Moseley, Bill Johnson
Scritto da: L.M. Kit Carson
Produzione: USA
Anno: 1986
Durata: 96 minuti

TRAMA

Stretch, disc jockey di una piccola radio texana, sta conducendo il suo programma serale di dediche quando le arriva la telefonata di due giovani che stanno viaggiando per le strade del Texas: i due, ubriachi, sembrano solo voler infastidire la ragazza con battute di cattivo gusto, ma quando lei cerca di sospendere la telefonata sente delle urla strazianti provenire dall’altro capo del telefono; impaurita e sospettosa, decide di conservare la registrazione della telefonata. La mattina seguente una pattuglia di polizia ritrova l’auto dei due giovani abbandonata in un burrone adiacente la strada: il tetto dell’auto è stato letteralmente tranciato a colpi di motosega, e la stessa sorte è toccata ai due malcapitati all’interno! (Ma chi sarà stato?! vi chiederete). Tutti i sospetti degli agenti portano (giustamente) al nostro Leatherface, che ancora si aggira impunito per le strade del Texas e sparge terrore armato della sua bella motosega. E proprio mentre la polizia sta compiendo tutti gli accertamenti del caso sulla scena del delitto, ecco che arriva Lefty, (Dennis Hopper), il ranger-cow boy, pronto a sacrificare anche la vita a costo di scovare la “chainsaw gang” e di vendicare la morte del fratello. ( il fratello è Franklin, il ragazzo disabile ucciso da Leatherface nell’episodio precedente). Intanto Stretch, dopo aver appreso dal giornale quanto accaduto ai due giovani, si rende conto di essere l’unica testimone del delitto e cosi si offre di aiutare Lefty nella ricerca dello psicopatico “faccia di pelle”; l’uomo, dapprima titubante, in seguito accetta l’aiuto della ragazza. Ma una sera, mentre la dj si trova ancora in radio dove aveva un appuntamento con il ranger, la ragazza si ritroverà faccia a faccia con Leatherface.

RECENSIONE

Un film da dimenticare, e non sto esagerando! Vi ricordate le atmosfere allucinate, il clima opprimente, la tensione alle stelle e le scene nevrotiche del primo capolavoro? Beh, resteranno vaghi ricordi. Questo film non sembra neanche lontano parente del primo episodio, con il quale ha solo il titolo in comune... per il resto è lontano anni luce! La trama non sta in piedi: all’inizio non sembra male ma dopo i primi 40 minuti sprofonda in maniera scandalosa in un abisso di mediocrità grottesca che trova il suo apice in un finale veramente da urlo! La sceneggiatura è penosa: Stretch è l’unica che si salva. Leatherface sembra molto più mentalmente instabile del primo episodio, è una sorta di scimmione che muove per aria la sua motosega e emette dei suoni decisamente animaleschi. E qui la grande trovata dello sceneggiatore - Leatherface non è solo un pazzo sanguinario, il piccolo maniaco ha anche un cuore!! Infatti in una scena terribilmente trash, mentre Stretch è seduta su un tavolo implorando pietà al pazzo che la minaccia con la motosega, quest’ultimo imbambolato dalle formosità della ragazza comincia ad “accarezzarle” le cosce con la lama del suo arnese (doppi sensi??) e anche nel corso del film le salverà più volte la vita finchè il padre e il fratello non scopriranno l’inganno. Il fratello di faccia di pelle, Choptop,credo sia uno dei personaggi più odiosi della storia dell’horror: vi ricordate com’era nel primo episodio?! Quello sì che era che era un vero pazzo, impressionava soltanto a vederlo! In questo sequel il personaggio, interpretato da Bill Moseley, è davvero un idiota! Non fa altro che recitare battute (impregnate di umorismo nero) che non farebbero ridere neanche un bambino, e mangiarsi i brandelli di pelle che fuoriescono dalla lamina di acciaio che ricopre metà del suo cranio. Disgustoso. Il padre dei due fratelli, raffigurato all’inizio mentre si aggiudica il primo premio della gara di chili (immaginate fatto con quale carne...), non arriva al livello di quest’ultimo ma poco ci manca: molto grottesco, anche lui, ma di un grottesco non inquietante e malato (come lo avevamo visto del film di 10 anni prima) ma disturbante e noioso. Dulcis in fundo Dennis Hopper (il ranger Lefty): Penoso? Inutile? Senza senso? Fate voi... il personaggio è il solito cow boy tenebroso, imperturbabile il (finto) duro che non si ferma davanti a niente, ecc. ecc. Davvero da censura la scena in cui ingaggia un duello a colpi di motosega con Leatherface. La scenografia è ben curata: gran parte del film si svolge in un labirinto di cunicoli e grotte sotterranee piene zeppe di ossa, resti umani, dove la “gang” macella le sue vittime. Ma dopo un po’ questa ambientazione risulta davvero noiosa. E poi da segnalare un paio di scene “rubate” al primo film: quella del “banchetto” dove partecipano tutti i membri della famiglia, e la successiva, in cui il padre e il fratello di faccia di cuoio decidono di concedere al nonno (che qui ha la bellezza di 137 anni se non sbaglio) l’ “onore” di uccidere con un colpo di martello in testa la loro giovane preda. Il finale si commenta da solo, orrendo! Ma non ve lo anticipo, anche se non credo vi rovinerei niente. Si rimane davvero sconcertati di fronte a un film del genere, soprattutto vedendo che alla regia c’è lo stesso Tobe Hooper di più o meno dieci anni fa. Penso che l’unico modo per mandar giù questo film sia cancellare dalla memoria il vero “Texas Chainsaw Massacre”. Non credo di esserci riuscito e non oso pensare quale livello di infamia possano aver raggiunto i due sequel successivi.
Voto: 3
(Carlo Bonechi)