Cujo

Regia: Lewis Teague
Cast: Dee Wallace, Danny Pintauro, Daniel Hugh Kelly
Anno: 1983
Paese: USA
Durata: 91 minuti

Trama

Siamo nella tranquilla provincia statunitense del Maine, composta da fattorie e vallate, famiglie rabberciate e meccanici un po' brilli. Cujo è il cane San Bernardo di proprietà di un meccanico e della sua famiglia. Tutto scorre regolare finché il simpatico cagnolone – inseguendo un coniglio – rimane intrappolato con la testa nell’ingresso di una grotta e viene morso dai pipistrelli contraendo la rabbia. Da quel momento il comportamento del cane cambierà drasticamente trasformandolo in un implacabile quanto sanguinario assassino.

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Recensione

Tratto dal romanzo del grandissimo Stephen King del 1981, il film uscirà due anni più tardi ottenendo un discreto successo, nonostante una produzione abbastanza accorta e parsimoniosa, e nonostante l’assenza di attori capaci dell’effetto-traino sul grande pubblico.
L’incipit ci dice già molto però, una delle scene più belle, in un’atmosfera spensierata e leggera il grosso San Bernardo si diverte inseguendo un dolce coniglio che cerca di mettersi in salvo – ma più che una lotta sembra un balletto. Si respira la tipica vita in provincia, con sani principi e tempi dilatati, ma ben presto ciò finirà drammaticamente, c’è in gioco la vita. Il cane si incastra con la testa in un buco da cui intravede una grotta, un nascondiglio il cui soffitto è denso di pipistrelli dormienti, ma l’abbaiare impetuoso e nervoso di Cujo che si dimena li sveglia ben presto, una moltitudine si getta sul muso mordendolo selvaggiamente.
Lo spartiacque è avvenuto, il cane non è più lui, docile e amabile un tempo, come un bambino, ora è altro da sé. La bestia sanguinaria verrà fuori alla prima occasione.

Una delle rare occasioni in cui l’artefice del male è un cane (sebbene trasfigurato nella metamorfosi), normalmente simbolo di bontà e fedeltà all’uomo, Cujo è un horror e thriller al tempo stesso, nel cane modificato sembra esserci a tratti anche un’entità soprannaturale malefica.
La regia – peraltro molto valida - non si avvale di fronzoli o particolari espedienti narrativi, la scena è arida ed essenziale, pervasa da silenzi, e il racconto si autoalimenta regalando brividi e angoscia in pieno stile anni ‘80. Alcune sequenze diventeranno iconiche.
Voto: 6,5

Claudio Bacchi è nato il 04-12-1970 a Foligno (PG) ed ha sempre avuto una grande passione per la scrittura, coltivata come profondo interesse e non come occupazione principale. Laureato in Scienze Politiche, nel corso degli anni ha pubblicato numerose recensioni cinematografiche su vari siti web di settore e collaborato con la rivista "C'Era 2000" per brevi racconti. Nel 2000 pubblica il romanzo giovanilista "Pursauenghi poi bang", con la casa editrice Laurum, e in seguito fa stampare alcune centinaia di copie dell'altro romanzo "Salvala guitar", nel 2017. E' un grande appassionato di cinema, animalista e vegetariano.



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