L'anticristo

Regia: Alberto De Martino
Paese di produzione: Italia
Anno: 1974
Durata: 107 minuti

Trama

La bella Ippolita Oderisi, giovane rampolla di una una nobile e facoltosa famiglia romana, è affetta da una paralisi alle gambe forse causata dal trauma per la morte della madre avvenuta in un incidente d’auto diversi anni prima, quando Ippolita era bambina.
Cercando di fare qualcosa contro il destino che la vuole su una sedia a rotelle, accetta di sottoporsi a delle sedute di ipnosi condotte dallo psichiatra dottor Marcello Sinibaldi, ma proprio durante le sedute viene fuori che una sua antenata era stata torturata e giustiziata sul rogo dalla Santa Inquisizione perché ritenuta posseduta dal maligno.
Ippolita sembra aver ereditato tale possessione e ben presto le sedute di ipnosi vengono sospese per far posto a delle estenuanti e turbolente pratiche di esorcismo condotte da padre Mittner.

Recensione

Il filone è certamente quello inaugurato dal celeberrimo “L’esorcista” del 1973 diretto da William Friedkin, discusso e controverso ma in ogni caso prodotto pioniere e di qualità.
L’Italia risponde con una pellicola diretta da Alberto De Martino, con un cast di tutto rispetto che annovera anche star internazionali (Mel Ferrer è Massimo Oderisi, padre di Ippolita, mentre Arthur Kennedy è Ascanio Oderisi, il fratello), oltre alla protagonista assoluta Carla Gravina nel ruolo dell’indemoniata, al Padre Mittner dell’ottimo George Coulouris, e a un’inaspettata Alida Valli nei panni della governante. A ciò si aggiunge un’ambientazione affascinante costituita dagli interni soffocanti di abitazioni romane principesche, la Basilica di Tivoli, le catacombe di San Callisto, le gradinate del Colosseo, e il coraggio di confezionare un prodotto a suo modo originale senza tanti timori reverenziali verso produzioni più blasonate.

Tanto e molto dell’anticristo è nella lotta tra il bene e il male, tra il prete e la posseduta, tra la serietà e lo sberleffo, la moralità e l’osceno, l’impegno del dovere e l’arroganza della forza, e nella trasfigurazione di Ippolita coi suoi capelli corti, legata alla sedia, in quel volto disumano che ride e ghigna bestialmente, c’è tutta l’angoscia di un bene che fatica troppo per prevalere, di fronte a un maligno che ripesca tutti i suoi simboli (il serpente, il fuoco...) per impressionare e devastare chiunque capiti a tiro.
Infine, per ciò che concerne le scene dell’esorcismo, gli interni lussuosi e sofisticati, gli enormi e costosissimi quadri, gli infissi di pregio e i tappeti dannunziani, la struttura architettonica che richiama una grandezza secolare, tutto sempre troppo carico e decadente, danno al racconto un’enfasi temibile e devastante.
Per gli amanti del genere una perla.
Voto: 6,5

Claudio Bacchi è nato il 04-12-1970 a Foligno (PG) ed ha sempre avuto una grande passione per la scrittura, coltivata come profondo interesse e non come occupazione principale. Laureato in Scienze Politiche, nel corso degli anni ha pubblicato numerose recensioni cinematografiche su vari siti web di settore e collaborato con la rivista "C'Era 2000" per brevi racconti. Nel 2000 pubblica il romanzo giovanilista "Pursauenghi poi bang", con la casa editrice Laurum, e in seguito fa stampare alcune centinaia di copie dell'altro romanzo "Salvala guitar", nel 2017. E' un grande appassionato di cinema, animalista e vegetariano.