di Autori vari - pagine 192 - euro 13,00 - NoUbs
Delle antologie di racconti di scrittori (più o meno) esordienti si è ormai detto tutto e il suo contrario. Logico aspettarsi, quindi, una reazione comune quando locchio del lettore scorre sotto la sigla AAVV. Il pensiero, più o meno, può riassumersì così: Ma... sì... qualche racconto sarà carino, molti saranno insulsi e magari qualcuno sarà proprio brutto. Quanto costa? 13 euri?! Seeee, col cavolo, che poi magari ci trovo dentro pure gli errori di battitura e storie così diverse che alla fine mi sembrerà di aver mangiato un minestrone senza sapore! Con tutta la roba che ho da leggere poi...
Ebbene. Questa antologia riesce a risolvere in positivo una buona parte di questi (spesso
giustificati) pregiudizi.
Tanto per cominciare è unantologia curata. Curata significa con una
buona impaginazione, una costanza di formattazione, senza refusi ed errori di battitura
grossolani, con una buona biografia finale per ogni autore e con una gradevolezza estetica
che lo rende un buon prodotto, editorialmente parlando.
Il fatto che sia sponsorizzata dal blog di Lucarelli, poi, è indubbiamente
un'utilissima leva commerciale.
Punto numero due. Vi piacciono le ambientazioni nostrane? Sarete accontentati! Questi
venti racconti, uno per ogni regione dItalia, non sono legati alla propria terra
dorigine da una mera dichiarazione dintenti, ma vi affondano le radici e la
scrittura. Non sono solo i luoghi a rendere lambientazione, ma sono i personaggi, le
sensazioni, i dialoghi, gli stati danimo, il carattere dei personaggi. Sono davvero
pochissimi i racconti che non riescono in questo obiettivo. Quel che ne esce è un quadro
dellItalia vero e proprio, che passando da nord a sud riesce a far prendere
coscienza al lettore di quanto il nostro Paese sia vario ed eterogeneo.
Siamo unantologia che non è la solita accozzaglia di racconti. Qui pare
quasi che i lavori siano stati creati, e probabilmente è così, per finire in quel
ventesimo di libro che gli spetta con ordine, come le voci in un coro.
Poi altri tre piccoli pregi:
I racconti sono brevi e veloci, essenziali e senza fronzoli.
Tutti raccontano una storia, dei fatti.
Si bevono tutti in due, tre, massimo quattro sorsi.
Alla fine, considerando anche che il noir è inteso nel senso più ampio del termine, e
non in quello strettamente legato al mondo del crimine e poliziesco, è evidente che non
tutti i racconti riescono a lasciare il segno allo stesso modo. Ve ne sono di storici, di
legati allambiente, alle tradizioni, allonore, allattualità, al male di
vivere, alla malavita, al denaro... Difficile riuscire a scegliere un preferito, quelli
che lasciano il segno sono almeno una manciata.
Unantologia decisamente riuscita, dunque, che indubbiamente complice
lesperienza di diversi autori presenti (esordienti, ma non inesperti), riesce a
elevarsi rispetto ad altri lavori del sottobosco di narrativa noir.
Particolarmente consigliata per chi ama il noir e le ambientazioni nostrane.
Voto: 7
[Gelostellato]
Incipit (dalla prefazione di Valerio Varesi)
Spesso alla letteratura "di genere" (ma quale genere? verrebbe da dire viene
accreditato il merito di rappresentare meglio di altri stilemi narrativi il mondo di
oggi). Una rappresentazione "in diretta", per certi versi, e questa
sincronicità con la vita sembra essere anche il segreto del suo successo. Sarebbe sciocco
sostenere che solo i racconti noir o gialli hanno la prerogativa di essere sociali. Lo è
anche la letteratura che non usa gli schemi dell'investigazione, ma è indubbio che il
"genere" fornisce oggi in modo più rapido e immediato, una chiave di lettura
del reale.
Un'altra qualità è la coralità di descrizioni di cui è capace questo tipo di racconto.
L'Italia delle diversità, l'Italia delle regioni e dei tanti campanili emerge prepotente
anche da questa antologia, con tutte le sue peculiarità e differenze irredente
all'omologazione televisiva e del mondo delle merci. Leggendo i racconti di questa
raccolta possiamo mettere a fuoco un quadro preciso degli squilibri fra il mondo
metropolitano e quello rurale, tra la nausea da benessere della provincia più appartata e
la vita agra delle città del sud, tra l'improvvisa follia che deflagra in un tranquillo
mondo valligiano e la vendetta atroce contro un padre padrone, tra le morti bianche
provocate da chi specula sull'uomo e sulla natura e l'inquietudine mortale che prende chi
smarrisce il senso della propria vita in un quartiere degradato, in una delle tante
banlieu.
Potremmo dire che in ognuno degli scritti di questa antologia aleggia una gravita verso un
vuoto inquietante, verso qualcosa che manca, dentro e fuori dei protagonisti. E tale
assenza spinge questi ultimi verso l'azzardo di un'autoaffermazione che presuppone
l'annullamento dell'altro come ostacolo, o verso una cupa dissolvenza di sé. In tutt'e
due i casi, emerge con prepotenza la banalità del male come una forza insistente che ci
accompagna e scaturisce improvvisamente alla maniera di un'uscita di sicurezza dai
garbugli della vita o dalle ossessioni psicotiche del vivere odierno.