I veggenti neri

di Robert E. Howard - pagine 98 - euro 0,77 - Gruppo Newton

In un'era senza tempo, caratterizzata da battaglie sanguinose e antichi riti magici vive Conan il barbaro, leader carismatico di un gruppo di spietati guerrieri che non disdegnano saccheggi e violenze. Una serie di eventi obbligano Conan ad intraprendere un pericoloso viaggio per liberare la principessa Yasmina, rapita dai demoniaci Veggenti Neri, i potenti maghi che, da tempo immemorabile, vivono sul misterioso monte Yimsha.

L'americano Robert Howard con "I Veggenti Neri" e gli altri romanzi della serie "Conan", ha dato vita al genere letterario "Sword and Sorcery", narrativa fantasy ad alto tasso di violenza. Questa breve opera, di facile lettura, è avvincente e godibile al punto giusto. Non male! Voto: 8

Incipit
Il re del Vendhya stava morendo. Per tutta la notte afosa e soffocante, suonarono i gong e rimbombarono le conche absidali del tempio. Il loro clamore non era che una debole eco nella stazna dalla cupola d'oro in cui Bhunda Chand lottava contro la morte sui cuscini di velluto.
La sua pella scura era imperlata di sudore, e le sue dita torcevano la stoffa ricamata d'oro delal veste. Era giovane; nessuna lancia l'aveva sfiorato, nessun veleno era scivolato nel suo vino. Eppure, le vene pulsavano come corde azzurre in prossimità delle tempie, e gli occhi erano dilatati per l'avvicinarsi della morte. Schiave tremanti erano inginocchiate ai piedi del trono e, china su di lui, a guardarlo con intensità appassionata, c'era sua sorella, la Devi Yasmina. Era con lei il Wazam, un eletto cresciuto e invecchiato alla Corte Reale.
La donna sollevò la testa in un gesto d'ira e di disperazione, mentre il rombo dei tamburi lontani le arrivava alle orecchie.
"I Sacerdoti e il loro fracasso!", esclamò "Non ne sanno più dei guaritori, che a nulla valgono! Lui muore e nessuno sa dire perchè. Adesso sta morendo... e io me ne sto qui, impotente! Io che appiccherei il fuoco all'intera città e verserei il sangue di migliaia di uomini, pur di salvarlo!"
"Non c'è neanche un uomo ad Ayodhya che sarebbe pronto a morire al posto suo, Devi, se potesse", rispose il Wazam. "Questo veleno..."
"Ti dico che non è veleno!", gridò lei. "Da quando è nato, è stato sorvegliato così strettamente che neppure gli avvelenatori più astuti di tutto l'Oriente avrebbero potuto raggiungerlo. I cinque teschi che biancheggiarono sulla Torre dei Falchi possono testimoniare quanti tentativi sono stati fatti... e quanti hanno fallito. Come sai bene, ci sono dieci uomini e dieci donne il cui unico compito è di assaggiare il suo cibo e il suo vino, e cinquanta guerrieri armati sorvegliano la sua stanza esattamente come adesso. No, non è veleno; è Magia... Magia nera, Magia Demoniaca..."
Si interruppe, accorgendosi che il Re cercava di dire qualcosa. Le labbra livide non si muovevano, e nei suoi occhi vitrei brillava alcun barlume di coscienza, ma la sua voce arcana, indistinta e lontana, come se la chiamasse da insondabili abissi tempestati dai venti.
"Yasmina! Yasmina! Sorella mia, dove sei? Non riesco a trovarti. E' tutto buio, e si ode solo l'ululare dei venti!"
"Fratello!", gridò Yasmina, afferrandogli la mano inerte in una stretta convulsa. "Sono qui! Non mi riconosci?"
Le morì la voce in gola nel vedere il volto completamente inespressivo del fratello. Dalla bocca di lui uscì un gemito basso e confuso. Le schiave inginocchiate ai piedi del trono tremarono di paura, e Yasmina si battè il petto per l'angoscia.